lunedì 28 maggio 2007

A Mallarmé

La carne è triste, ahimè! e ho letto tutti i libri.
Fuggire là, fuggire! Io sento uccelli ebbri
D'esistere tra cieli ed ignorate spume.
O notti! né il chiarore deserto del mio lume
Sulla pagina vuota che il candore difende,
Riterrà questo cuore che al mare si protende,
Né la giovane donna che allatta ad una culla,
Né antichi parchi a specchio d'occhi pensosi, nulla.
Io partirò! Veliero dall'alta alberatura,
Salpa l'ancora verso un'esotica natura!
Un Tedio, desolato dalle speranze inani,
Crede ancora all'addio supremo delle mani!
E questi alberi forse, amici alle-tempeste,
Sono quelli perduti che il vento adesso investe,
Perduti, senza vele, né verdi isole ormai...
Ma tu, mio cuore, ascolta cantare i marinai!

Stéphane Mallarmé

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